Quando entriamo in contatto con una persona con disabilità, per motivi di lavoro, come volontari, familiari, amici o conoscenti, può capitare di porsi questa domanda “Come ci si relaziona con la persona con disabilità?“.
Cercherò di mettere in evidenza alcuni principi base sull’atteggiamento e comportamento da tenere quando ci si relaziona con le persone con disabilità.
In generale, l’atteggiamento da tenere nei confronti di una persona con disabilità non è molto diverso da quello che abbiamo quando entriamo in relazione con gli altri. Non esiste, infatti, un comportamento che sia giusto o sbagliato e vada bene in qualunque situazione. E’ importante mantenere la spontaneità che contraddistingue il nostro modo di relazionarci senza però dimenticare che esiste una disabilità e di conseguenza anche dei limiti fisici, cognitivi e/o sensoriali.
La prima cosa da tenere a mente per rispondere alla domanda che ci siamo posti è che ogni individuo, con disabilità o senza, è una persona che ha pregi e difetti, una propria storia, una personalità e prova delle emozioni. Bisogna, quindi, avere il coraggio di mettere la persona al centro, partire dalla sua storia e farsi coinvolgere da essa per capire come possiamo interagire, entrare in relazione, comunicare. Insomma, occorre assumersi la responsabilità della storia dell’altro.
Riprendendo la letteratura sull’argomento ho individuato 5 principi base che possono facilitare l’approccio e la relazione con la persona che ha una disabilità.
1. Ascolto attivo
Porsi nei confronti dell’altro in una modalità di ascolto attivo non significa semplicemente ascoltare l’altro nel senso letterale del termine, bensì accettarla in modo incondizionato, osservare la persona che abbiamo davanti in modo assertivo e non giudicante. Cercare di cogliere i messaggi che ci trasmette anche attraverso il corpo, i comportamenti, le emozioni. Accogliere e non giudicare l’altro nella sua individualità di persona, anche se manifesta comportamenti, valori ed esperienze estremamente diverse. Accettare in modo incondizionato la persona con disabilità non significa approvare senza riserve il comportamento dell’altro, bensì darle l’attenzione e il rispetto che le è dovuto in quella condizione specifica.
2. Distinguere la disabilità e riconoscere i limiti
La disabilità fa parte della persona che ci stiamo accingendo a conoscere, di conseguenza è importante capire di che tipo di disabilità si tratta. Anche se il nostro atteggiamento non deve centrarsi sui limiti dell’altro, sarebbe inappropriato negare che tali limiti esistano. Potremmo, ad esempio, fare delle richieste che mettono in imbarazzo e difficoltà l’altro o viceversa pensare che l’altro non sia in grado di fare o capire alcune cose. Distinguere le disabilità non è semplice in quanto ne esistono molteplici, si manifestano con diversi gradi di gravità e spesso la persona può averne più di una (pluridisabilità). Alcuni tipi di disabilità non sono immediatamente visibili ai nostri occhi (es. ipovisione, ipoacusia) e possono ingannare la nostra percezione dell’altro. Tenendo a mente che ogni disabilità ha delle caratteristiche specifiche che variano in base alla gravità in cui questa si presenta e che si manifesta in maniera differente da persona a persona, possiamo distinguere 2 gruppi di disabilità:
cognitive e fisiche.
Le disabilità cognitive riguardano quell’insieme di processi attraverso i quali un individuo percepisce, registra, mantiene, recupera, manipola virgola usa ed esprime informazioni punto. Quando affrontiamo un compito, dal più semplice al più complesso, utilizziamo le nostre abilità cognitive. Abilità come il problem solving, il ragionamento, il pensiero, le capacità deduttive che coordinano le nostre conoscenze, le rappresentazioni mentali di principi, procedure e teorie utili per adattarsi alla realtà e apprendere le abilità di lettura, calcolo, scrittura. Una persona con disabilità cognitiva ha difficoltà in alcuni o tutti questi processi.
Le disabilità fisiche sono di tipo motorio e sensoriale. Nella disabilità motoria la persona può avere un danno agli organi delle parti del corpo deputati al movimento, agli arti inferiori e/o superiori. La disabilità sensoriale, invece, interessa gli organi di senso quali la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto.
Dopo aver riconosciuto la disabilità dell’altro, osservando, chiedendo alla persona interessata oppure ai familiari e agli altri operatori, occorre approfondire e informarsi su quali siano i limiti che tale disabilità comporta nella persona. Ricordare sempre che tali limiti esistono, alcuni potranno essere superati dalla persona e altri no. E’ importante accettare la persona nella sua interezza e con essa anche i limiti che la disabilità comporta. Entrare in relazione con una persona significa esserci, essere presente per l’altro, stare accanto all’altro.
3. Empatia
Essere empatici nei confronti dell’altro significa immergersi nel mondo soggettivo dell’altro, partecipare alla sua esperienza di vita comprendendone gli stati d’animo senza però lasciarsi coinvolgere in modo esagerato, differenziare e separare le proprie emozioni da quelle dell’altro. Comprendere il mondo soggettivo dell’altro con il suo corredo di emozioni, dolori e speranze, senza mai dimenticare che si tratta di esperienze e percezioni altrui. Se questa condizione viene meno, si rischia di mettere in atto comportamenti ed azioni che non sono nè razionali nè positive.
4. Parlare con i familiari e caregivers
I familiari e i caregivers (le persone che si prendono cura della persona con disabilità in maniera continuativa), gli educatori e gli operatori sociali, sono una fonte preziosa di informazioni che possono rivelarsi utili per conoscere meglio la persona con disabilità e relazionarsi con lei. Il confronto con queste figure di riferimento consente di approfondire la conoscenza dell’altro, delle sue emozioni e della sua storia, ma anche di apprendere strategie e modalità comportamentali utili ad affrontare Puntuali situazioni problematiche. Aprirsi ad altri punti di vista consente di trovare chiavi di lettura e strategie di intervento nella relazione con l’altro che non sarebbero altrimenti individuabili. E’ importante, laddove possibile, instaurare un dialogo costruttivo con gli operatori dell’associazione, la famiglia, gli educatori e gli istruttori sportivi, incontrandosi e condividendo le proprie esperienze relazionali.
5. Informarsieleggere
Avere un atteggiamento curioso e umile rispetto alla disabilità consente, di darsi l’opportunità, attraverso la lettura, la partecipazione a seminari e/o corsi di formazione, di approfondire e ampliare le conoscenze necessarie per accettare e comprendere il mondo dell’altro. Questa curiosità va mantenuta negli anni, così come si dovrebbe mantenere un atteggiamento critico rispetto al proprio comportamento nella relazione con la persona che ha una disabilità, accettando il confronto e le osservazioni degli altri caregivers. Può capitare, in assenza di una supervisione esterna o di un confronto di gruppo costante, di confondere il proprio mondo con quello dell’altro e mettere in atto comportamenti che non sono nè razionali nè positivi per se stessi e per la persona con disabilità. Quando capita è necessario fare un passo indietro e riflettere insieme sull’accaduto, ricordarci che siamo umani, rispettare i tempi dell’altro, i nostri limiti e quelli altrui.